La mission di Labstories è quella di aiutare le aziende a scoprire le storie che hanno dentro di sé e a trovare il modo giusto per raccontarle.
Ascoltiamo i racconti dei nostri clienti, che trasformiamo in episodi che emozionano e parlano al cuore. Raccontiamo noi stessi, i nostri collaboratori e la nostra agenzia.
Ma raccogliamo anche le storie delle persone intorno a noi, perché c’è sempre qualcosa da imparare e da portare a casa dal racconto di ogni vita.
Abbiamo da poco inaugurato una rubrica in cui intervistiamo dei giovani laureati, che ci svelano le aspettative che avevano prima di iniziare l’Università e come queste sono cambiate negli anni. Dopo aver chiacchierato con Elena, oggi è il turno di Antonio.
Raccontami qualcosa di te: quanti anni hai, di dove sei e dove vivi.
Mi chiamo Antonio, ho 23 anni e sono nato e cresciuto a Torino.
In cosa ti sei laureato e dove e che cosa fai adesso?
Mi sono laureato a marzo del 2018 in Economia e Statistica, nel percorso Economia per le Decisioni Strategiche. Adesso sono in attesa di iniziare la magistrale a Milano in Environmental and Food Economics e nel frattempo sto anche cercando lavoro nel settore del marketing e della comunicazione, nell’agroalimentare.
Come mai hai scelto questo percorso di studio?
Perché avrei voluto fare psicologia, ma non volevo rimanere disoccupato! A parte gli scherzi, perché era un percorso nuovo a Torino (ci sono solo i dipartimenti di Economia e Commercio e di Economia Aziendale) e perché pensavo che la conoscenza dell’economia (e soprattutto della statistica) mi avrebbe fornito interessanti opportunità lavorative e mi avrebbe formato anche a livello personale.
Quali erano le tue aspettative quando ti sei iscritto all’Università?
Principalmente due: la prima, di trovarmi in un ambiente affine a me, dove i ragazzi fossero maturi, e i professori liberi da pregiudizi e preferenze, professionali e umane. La seconda, di ricevere le nozioni necessarie per trovare la mia strada anche a livello lavorativo, e riuscire a condurre una buona carriera, partendo dal basso per arrivare alla vetta.
Queste aspettative sono state confermate o no? Se no, perché?
Entrambe in parte. Perché in primis l’ambiente universitario è ricco di conoscenza ed esternalità positive ma è anche colmo di problematiche strutturali, organizzative e “umane”.
Nel senso che, a parte la burocrazia, per quanto riguarda “l’umanità”, i professori non sono tutti come te li aspetteresti, e i tuoi “colleghi” ancor meno.
E poi, anche dal punto di vista delle competenze, in questi mesi di lavori occasionali e ricerca di lavoro, mi sono reso conto che la mia università mi ha dato troppe competenze tecniche, che nella teoria funzionano, mentre nella pratica è tutto un altro paio di maniche. Mi piace definirla un’ottima università ma solo per poter proseguire con una specialistica.
Se lavori, è quello che vorresti fare?
Al momento lavoro per uno studio grafico come marketing strategist. È quello che vorrei fare nella vita ma preferisco il settore agroalimentare.
Se non lavori, stai continuando a studiare?
Continuerò anche a studiare, come detto sopra. Vorrei fare una magistrale a Milano nel settore che mi interessa di più.
Pensi che l’Università ti abbia dato delle opportunità in più per affrontare il mondo del lavoro?
Sicuramente grazie al mio corso di laurea ho potuto capire dall’interno certe dinamiche del mondo del lavoro, ma questo aiuta poco, perché ogni giorno il mondo si rinnova e bisogna sempre stare al passo. Invece, a livello di competenze, dovrei verificare con un’esperienza prolungata sul campo cosa è applicabile e cosa no, dato che fino ad oggi ho svolto alcuni lavori nel mio ambito ma per poco tempo.
Qual è il tuo sogno più grande?
Avviare un’attività personale che possa aiutare le persone che hanno bisogno di certi servizi e allo stesso tempo che possa dare lavoro ai giovani, cercando di stravolgere le leggi del mercato moderne che si basano su troppi numeri senza badare alle reali potenzialità di ogni candidato che si si presenta.
CV, lettere di presentazione, voti di diplomi, certificazioni, esperienze varie, ecc… Tutto è relativo, voglio creare un nuovo sistema che dia vero valore alle persone e non ai loro pezzi di carta. Ovviamente mi baserò su ciò che la mia azienda avrà da offrire, quindi le competenze dovranno comunque combaciare con un certo tipo di ricerca.
Come ti vedi tra cinque anni?
Mi vedo all’opera in una posizione di gestione di team (probabilmente accountability o marketing) in un’azienda innovativa del settore agroalimentare, dove cercherei di risparmiare e acquisire competenze e contatti necessari per poter procedere da solo in un secondo momento.